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Tumore al seno: storie, innovazione e speranza

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Tumore al seno: storie, innovazione e speranza

Nel 2024, Revée News ha scelto di dedicare uno spazio importante al tema del tumore al seno. Un percorso  arricchito da interviste a medici, esperti e associazioni. Abbiamo esplorato ogni sfumatura di questa realtà, offrendo una panoramica a 360 gradi su cosa significhi affrontare questa malattia: dalle innovazioni chirurgiche ai percorsi di prevenzione, fino al sostegno psicologico. Con questo articolo abbiamo deciso di costruire una narrazione corale, uno storytelling che intreccia tutte le voci raccolte nel corso dell’ultimo anno, testimoniando come scienza, empatia e resilienza siano elementi centrali per chi affronta questo percorso.

La chirurgia mini invasiva e robotica

Antonio Toesca, chirurgo senologo con vent’anni di esperienza e responsabile della senologia chirurgica presso l’Istituto Oncologico di Candiolo, ha raccontato come la chirurgia mini invasiva e robotica stia cambiando il paradigma della cura del tumore al seno: «Questo tipo di intervento prevede l’asportazione della ghiandola mammaria attraverso piccole incisioni nascoste all’ascella, consentendo una conservazione ottimale dei tessuti mammari e una ricostruzione immediata del seno durante lo stesso intervento».

Studi recenti hanno dimostrato che questa tecnica, oltre a ridurre le cicatrici, migliora la qualità della vita delle pazienti. Sebbene questa tecnica sia ancora limitata a pochi centri specializzati a causa dei costi elevati, il dottor Toesca auspica che diventi sempre più accessibile in tutti i centri di cura, garantendo a tutte le donne un trattamento avanzato e meno invasivo.

Il ruolo delle associazioni nel supporto al tumore al seno

Un altro tassello fondamentale è rappresentato dal lavoro delle associazioni. Benedetta Cerasani, presidente de “I Girasoli”, sottolinea il valore del supporto offerto alle donne con diagnosi oncologiche: «Accompagniamo le pazienti nella scelta della parrucca e in caso di donne giovani, le indirizziamo verso l’utilizzo del patch cutaneo. Siamo accanto a loro durante il percorso, anche quando inseriscono i PICC con l’utilizzo dei copri PICC e nella scelta del reggiseno per la mastectomia. Inoltre, aiutiamo le persone nella decodifica di informazioni, messaggi che arrivano dai dottori e che suscitano ansia e paura».

Nel 2024, l’associazione ha inaugurato “Health Girasoli”, il primo centro dedicato alla salute femminile.  La Presidente de “I Girasoli” sottolinea come questo progetto persegua l’obiettivo di coinvolgere sempre più giovani donne nell’importanza di eseguire controlli periodici e tempestivi.

Il supporto psicologico emerge come elemento centrale nel percorso di cura. Valeria Martano, presidente dell’associazione “V.I.T.A”, racconta: «Quando incontro le donne neo operate inizio raccontando la mia storia– spiega Martano – quando dico che sono viva e attiva ventiquattro anni dopo la malattia vedo proprio un sorriso sul loro viso; pensano: se ce l’ha fatta lei perché non posso farcela io? Il confronto di esperienze è la chiave». L’associazione promuove laboratori creativi e incontri di sensibilizzazione per incoraggiare la prevenzione e il dialogo aperto.

La chirurgia ricostruttiva

La chirurgia ricostruttiva rappresenta un altro ambito in rapida evoluzione. Beniamino Brunetti, chirurgo plastico al Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma, descrive i vantaggi dell’utilizzo di tessuti autologhi: «La ricostruzione mammaria microchirurgica è un’alternativa alla ricostruzione più comune con le protesi. Si basa sull’utilizzo di tessuti autologhi, cioè propri della paziente, prelevati da siti donatori come il basso addome o l’interno coscia». Brunetti evidenzia anche il miglioramento estetico nelle zone donatrici, come il basso addome: «Questo intervento è un vero e proprio investimento sul proprio corpo –  conclude Brunetti. Non solo si ottiene una ricostruzione più naturale e duratura, ma anche un miglioramento estetico nelle zone donatrici, riducendo il bisogno di ulteriori interventi in futuro».

Diagnosi precoce e linfonodo sentinella

Il valore della diagnosi precoce è ribadito da Diego Ribuffo, professore di chirurgia plastica presso La Sapienza di Roma. Ribuffo sottolinea l’importanza del linfonodo sentinella, che permette di evitare interventi invasivi come lo svuotamento linfonodale: «Per individuare il linfonodo sentinella, si deve effettuare un marcaggio di tessuti vicini al tumore tramite un radio farmaco. Quest’ultimo viene iniettato nella zona interessata e, con una sonda che capta le radiazioni a bassissimo livello, se ne individuano due o tre – spiega Ribuffo -. Per poterli analizzare, si deve fare un esame istologico con marcatori particolari. Quello che si va a cercare non sono le cosiddette macro metastasi, bensì singole cellule».


L’impatto della tecnologia nella cura del seno

Non mancano le prospettive tecnologiche. Alessandro Quattrini Li, chirurgo plastico presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, descrive l’impatto dell’intelligenza artificiale e della stampa 3D nella chirurgia mammaria:  «L’intelligenza artificiale è destinata a diventare uno strumento indispensabile – afferma il chirurgo -. Non solo ci aiuterà a migliorare i risultati clinici, ma ci permetterà anche di personalizzare ulteriormente i trattamenti in base alle specifiche esigenze di ciascun paziente». La realtà aumentata, aggiunge, sta rivoluzionando la formazione dei giovani medici, offrendo simulazioni avanzate degli interventi.

La comunicazione e l’empatia nella diagnosi di tumore al seno

La diagnosi di tumore al seno può essere un momento estremamente difficile per le pazienti. Tocca al medico affrontare la sfida di comunicare la notizia offrendo al contempo un supporto emotivo durante il percorso. Il dottor Stefano Mancini, chirurgo senologo specializzato in chirurgia generale, microchirurgia, chirurgia sperimentale e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Senologica dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli Sacco di Milano, spiega quanto sia particolarmente delicato entrare nella quintessenza della femminilità.

«In presenza di una diagnosi di tumore al seno, che può comportare anche interventi apparentemente meno invasivi di altri, l’impatto nella sfera emotiva, psicologica e in generale sulla persona, è spesso un impatto molto forte, quasi violento – racconta Mancini -. La comunicazione diventa quindi un momento fondamentale. Ho trovato, a volte, una maggior difficoltà ad accettare da parte delle pazienti una diagnosi di tumore al seno rispetto a una di tumore gastrico o polmonare. Nonostante da un punto di vista razionale, queste ultime potevano rappresentare qualcosa di più invasivo e pericoloso».

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