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Pillole di Revée

Un mese dedicato alla Salute mentale

Star bene con se stessi, avere fiducia nel futuro, continuare a lottare. Quando si affronta una malattia, la salute mentale è parte integrante del percorso di cura.

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mese della salute mentale

Per il mese dedicato alla salute mentale e al benessere psicologico Revee News ripercorre le interviste fatte ai chirurghi e psicoterapeuti che hanno affrontato questo argomento da diversi punti di vista.

«Noi sappiamo abbastanza del cervello, ma non abbastanza della mente» Paolo Valerio è Professore Onorario di Psicologia Clinica presso l’Università Federico II di Napoli, Presidente Onorario del Centro di Ateneo Sinapsi della medesima università. Nella sua intervista racconta la difficoltà della scienza di spiegare come la mente sviluppi e affronti le emozioni: «Non abbiamo ancora valide e incontrovertibili spiegazioni scientifiche su come possa, un aggregato di neuroni sentire, patire, dare origine alle emozioni. Nessuno ha ancora dato una risposta scientificamente valida al dilemma cartesiano del rapporto tra corpo e mente».

Ed è proprio questo dilemma a mettere in “crisi” la scienza.

Perché mentre sul fattore fisico si sono fatti enormi progressi, sulla salute mentale ci sono ancora molti nodi da sciogliere.

Oltre all’operazione, i chirurghi infatti devono occuparsi anche dell’aspetto psicologico del paziente, soprattutto quando si interviene su un fattore estetico: «Dobbiamo capire se quello che ci viene richiesto è realmente la soluzione al problema».

Nei casi di chirurgia bariatrica, durante tutto il percorso che porta all’intervento, infatti, il paziente viene seguito da uno psicologo: «Quando vengono effettuati interventi di Sleeve o Mini Bypass – ripercorre il dottor Rosario Ranno, direttore dell’Unità Operativa Complessa Grandi ustioni, Consigliere nazionale SICPRE (Società italiana di chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva),i pazienti devono essere pronti ad affrontare tutti i sacrifici a essi collegati».

Affrontare i cambiamenti

Prendersi cura della salute mentale è fondamentale per affrontare un percorso di cambiamento soprattutto se si tratta un tumore. Ad esempio, il tumore alla mammella non solo ha un decorso molto lungo con possibilità di recidivare, ma richiede anche un intervento chirurgico su un organo molto delicato. «I cambiamenti fisici mettono in discussione l’immagine di sé» afferma Monica Agnesone, psicoterapeuta responsabile della psicologia aziendale dell’ASL Città di Torino. «Spesso il corpo diventa un nemico, qualcosa che non si riconosce più come proprio. Il trattamento chirurgico per il tumore alla mammella viene poi riconosciuto dalle pazienti come un’esperienza dolorosa e faticosa da accettare, come una mutilazione».

Il supporto psicologico in questi casi è mirato a informare il paziente durante l’intero trattamento, perché la salute mentale di un individuo va sempre messa al primo posto in qualunque momento.

Cristina Sartorio, medico chirurgo che si occupa di medicina estetica a Torino, racconta nel suo libro “La bellezza dell’imperfezione”, come le donne che vogliono coltivare il loro benessere possano farlo attraverso semplici passi ripetuti sia nella quotidianità che nei momenti difficili. Sartorio ha voluto mettere l’accento su come, alcune volte, l’imperfezione può caratterizzare l’individuo e non debba essere annullata con interventi chirurgici.

«È importante capire se la paziente ha una corretta considerazione del proprio corpo – motiva a Chiara Stocco, chirurgo plastico che opera negli Emirati Arabi dopo essersi formata tra le Università di Padova e Trieste – perché in alcuni casi si può trattare di dismorfofobia, cioè pazienti che vedono difetti immensi e hanno aspettative non coerenti con il proprio corpo». 

Superare i traumi per riconoscersi allo specchio

Talvolta la percezione del proprio corpo è frutto di traumi e violenze subite. Una cicatrice, una lesione della pelle, sono le conseguenze di un’aggressione e in quel caso medico e paziente insieme devono affrontare problematiche più complesse che necessitano l’intervento di diverse figure professionali.

Il dottor Giorgio Merlino, direttore del reparto di chirurgia plastica, chirurgia della mano e microchirurgia all’Ospedale Maria Vittoria di Torino, ha effettuato una complessa operazione su una donna vittima di violenza da parte del compagno.

Il chirurgo ha spiegato come in chirurgia si operi sui traumi in modo standard, ma in questi casi, dopo l’intervento, si attivi un percorso per seguire la paziente a 360: «È ovvio che queste signore hanno paura di essere operate, ma devono necessariamente effettuare l’intervento– puntualizza il dottore. – Il percorso chirurgico non è molto diverso da quello che si intraprende per gli altri traumi». È, però, evidente che in questi casi si attivano una serie di contatti e realtà per aiutare la paziente dal punto di vista anche psicologico.

Non è infatti solo la mano ferma a rendere un paziente soddisfatto dell’operazione, è necessario accompagnarlo con un costante supporto psicologico lungo tutto il processo. Lo conferma il dottor Ettore Madaro, responsabile della Chirurgia maxillo facciale presso l’ospedale Koelliker di Torino. «Nei nuovi percorsi clinici stiamo ristrutturando la figura dello psicologo affinché aiuti il paziente a superare il periodo di trattamento, il periodo ovvero in cui non abbiano né funzione né estetica».

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