Pillole di Revée
Lipedema: una patologia da non confondere
Giugno è il mese dedicato alla sensibilizzazione del lipedema, una condizione cronica caratterizzata da un accumulo anomalo di grasso, prevalentemente su gambe e braccia. Si tratta di una patologia genetica infiammatoria, degenerativa del Tessuto Connettivo Lasso che comporta un aumento del tessuto adiposo, spesso accompagnata da un’infiammazione sistemica. Colpisce soprattutto le donne, i primi sintomi cominciano a essere più evidenti dai 14 ai 16 anni e peggiorano dopo i 30 o in concomitanza con la prima gravidanza.
Intorno al concetto di lipedema, c’è ancora poca informazione o consapevolezza e, sebbene sia stata riconosciuta nel 2018 dall’OMS, non si può dire lo stesso per il Sistema Sanitario Nazionale Italiano. Un mancato riconoscimento di questo tipo significa non tutelare i malati anche da un punto di vista economico, considerando gli elevati costi delle cure in casi gravi disabilità certificata.
Per ovviare alla scarsa conoscenza e per schierarsi a fianco dei diritti dei pazienti affetti da questa patologia, è stata fondata l’associazione Lipedema Italia APS/ETS (LIO). «LIO Lipedema Italia nasce dall’esigenza di aiutare tutte le persone a essere instradate verso un determinato percorso – spiega Valeria Giordano, presidente della LIO -. Per evitare che ci siano delle sovrapposizioni con altre malattie oppure confusioni diagnostiche».
Una condizione cronica da tenere sotto controllo
Il lipedema non ha una cura, ma può essere gestito nella sua cronicità. Spesso, sono state somministrate terapie o interventi chirurgici sbagliati o inappropriati. La chirurgia bariatrica ne è un esempio, proprio perché il lipedema è spesso confuso con il linfedema e l’obesità.
Il primo approccio è di tipo conservativo per ridurre il gonfiore nelle aree colpite. «Quasi tutti i pazienti, dopo una diagnosi di lipedema, cominciano a eseguire un trattamento conservativo eseguito tramite l’aiuto di angiologi e/o fisioterapisti, con l’utilizzo di guaine compressive», afferma il dottor Gianluca Sapino, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica presso l’Ospedale Universitario di Losanna.
Quando questo non basta, occorre intervenire in modo incisivo «Si può ricorrere alla liposuzione con ultrasuoni, con l’iniezione di soluzioni acquose o con la Power Assisted Liposuction», racconta Sapino.
Grazie alle nuove tecniche sviluppate, si può notevolmente migliorare la qualità della vita di chi è affetto da lipedema. Ad esempio, utilizzare calze compressive, ossia tutori per mitigare il dolore può essere utile, accompagnate da una camminata quotidiana di circa un’ora.
Definire il lipedema a partire dalle differenze
Lipedema e linfedema sono due condizioni con sintomi simili ma che differiscono nelle cause. Serve fare chiarezza per poter intervenire correttamente. Nel primo caso, si parla di una proliferazione anomala del tessuto adiposo, mentre nel secondo, si fa riferimento a un difetto nel drenaggio linfatico. Inoltre, nel lipedema, il gonfiore che si manifesta è “solido”, a differenza invece di quello osservabile nel linfedema.
«Il termine “lipedema” è stato fuorviante per anni – conferma Domenico Corda, medico linfologo e fisiatra, esperto di linfedema e lipedema, socio fondatore International Lipoedema Association-. In realtà, la parola edema ha ingannato tutti e per questi ottant’anni il lipedema è stato curato come se fosse una malattia edematosa del sistema linfatico, con la stessa terapia che veniva e viene utilizzata per il linfedema».
C’è ancora molto da capire sul lipedema, poiché la sua origine non è chiara e di conseguenza non può essere prevenuto. Si può intervenire per gestire le comorbidità e soprattutto essere in grado di diagnosticarlo in giovane età senza scambiarlo con altri problemi magari di natura estetica come cellulite o ritenzione idrica. «Questa è la fase in cui si dovrebbe intervenire tempestivamente ed è invece proprio quella fase in cui sfugge ai più», conclude Corda.