Pillole di Revée
Diastasi addominale
La diastasi addominale è una patologia riconosciuta recentemente, ma con una lunga storia alle spalle. Consiste nella separazione dei retti addominali. Ne soffrono il 70% delle donne che hanno partorito e pazienti ex obesi; può essere anche di natura congenita in soggetti con carenza di collagene o elastina. Nella maggior parte dei casi questa patologia non è riconosciuta ed è spesso sminuita.
Diastasi addominale e cultura
«Credevo di essere pazza». Elena Albanese, fondatrice dell’associazione Diastasi Donna ODV, che si occupa di divulgare e fare prevenzione sui sintomi della Diastasi racconta gli esordi della sua condizione patologica. «Avevo dolori lombari, problemi di incontinenza, mi cedeva la gamba e facevo fatica a digerire – descrive la fondatrice – tanti sintomi difficili da identificare in una patologia. Così navigando su internet ho scoperto di soffrire di diastasi».
Entra nel merito Franco Bassetto professore ordinario di Chirurgia plastica all’Università di Padova: «La diastasi non riguarda solo la chirurgia, è soprattutto una questione culturale». Questa è una patologia relativamente giovane da un punto di vista informativo: «C’è ancora poca informazione sull’argomento – prosegue Bassetto – . Molte donne, infatti, vivono in un mondo sommerso in cui la distasi non è conosciuta e non sanno che può essere corretta. La “pancia a pera” non riguarda solo la chirurgia, ma anche il contesto culturale in cui vive la paziente, l’aspetto psicologico e la difficoltà di avere delle informazioni corrette».
Il SSN interviene solo in casi di gravi diastasi, cioè oltre i 5 cm. «Il costo rimborsato dallo Stato per l’intervento è di circa 2.000 euro, ma all’ospedale costa molto di più» precisa Bassetto. Continua il chirurgo: «Il nostro compito è impegnarci insieme alle pazienti affinché questi interventi siano totalmente a carico dal SSN». L’estetica dell’addome è uno stato di benessere: «Ognuno ne ha diritto – sostiene Bassetto -. Per questo motivo è importante fare divulgazione e intervenire tempestivamente».
Sia per chi sceglie di operarsi che per chi decide di non fare l’intervento, l’informazione è fondamentale: «Un paziente informato è un paziente soddisfatto» aggiunge Daniele Bollero, chirurgo plastico ed estetico che opera su Torino. Il compito del chirurgo, quindi, è di mettere insieme i tasselli e illustrare tutti gli scenari possibili. Se, però, la diastasi è importante, l’intervento è consigliato. Si può essere operati da un chirurgo generale, oppure da un chirurgo plastico in caso fossero necessari anche interventi di miglioramento estetico dell’addome.
«Per le pazienti che si sottopongono a questo intervento io uso l’hashtag #cambiogirovita – continua il dottore – per sottolineare come sia importante cambiare l’addome completamente».
Grande diastasi e diastasi addominale maschile
«La grande diastasi non è un fenomeno improvviso». Afferma il dottor Alessio Caggiati specializzato in Chirurgia plastica ed estetica. Ha effettuato più di 10.000 interventi di chirurgia e si occupa di grande diastasi, un fenomeno che porta a un importante distanziamento tra i retti addominali.
Spiega Caggiati: «Si verifica in modo progressivo e ci si arriva nell’arco di alcuni anni». Questo importante allontanamento dei due muscoli retti dell’addome deriva da un iniziale piccolo cedimento della fascia addominale che viene trascurata o non diagnosticata.
La patologia può essere causata da due fattori: uno di carattere genetico e l’altro di carattere parafisiologico. «Nel primo caso si verifica un’alterazione della composizione della fascia addominale – illustra il dottore – dovuta a una carenza di aminoacidi».
Il secondo caso, invece, si verifica in gravidanza quando la parete addominale subisce un forte stress e la fascia addominale può avere un cedimento anche temporaneo.
«Un altro fattore scatenante – continua Caggiati – è l’abuso di attività fisica durante l’ultimo trimestre di gravidanza». Nella prima fase, infatti, è consigliato fare sport perché non c’è stress per la parete addominale. Ma nell’ultimo periodo è sconsigliato esasperare l’attività fisica perché esiste già uno stress della parete dovuto a un volume gravidico importante.
«Avere una diastasi post gravidica – spiega il dottore – è assolutamente normale. La diagnosi, infatti, avviene almeno dopo un anno».
La diastasi è una condizione che tocca anche gli uomini. Il dottor Stefano Campa, specialista in chirurgia plastica estetica e ricostruttiva, spiega come la diastasi maschile sia una patologia ormai diffusa tra i pazienti bariatrici e non solo. La sintomatologia più comune prevede l’alterazione delle funzioni dell’intestino e delle vescica, oltre a varie dispepsie, peggiorando la qualità della vita di chi ne soffre.
La diastasi maschile si verifica quando la separazione dei muscoli dell’addome è maggiore di 2,5 cm. «La diastasi può essere di grado lieve, moderato o grave – spiega Campa – in quest’ultimo caso oltre a recare un danno estetico ne crea anche uno funzionale».
Chi vive la condizione di obesità può avere un rischio più alto di soffrire di diastasi, a causa dell’incremento della pressione endoaddominale dovuto all’aumento di grasso. Tuttavia, la diastasi maschile può colpire anche chi pratica attività fisica senza particolari accortezze o chi ha una lassità congenita. «In questo caso – continua il chirurgo – possono esserci difetti congeniti e si ha una minore resistenza della parete addominale».