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Tumori cutanei non melanocitari: diffusione, rischi e approcci terapeutici innovativi
I tumori cutanei non melanocitari sono tra le neoplasie più diffuse in Italia, con un’incidenza che continua a crescere. Ogni anno si registrano circa 64.000 nuovi casi di carcinoma basocellulare, il tumore cutaneo non melanocitario più comune, e circa 19.000 casi di carcinoma spinocellulare. Una cifra che è più che raddoppiata negli ultimi vent’anni stando ai dati diffusi da Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica).
Secondo il dottor Silvio Abatangelo, specialista in chirurgia plastica e con un curriculum che vanta un lungo percorso professionale nell’ambito della dermatochirurgia oncologica, Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva presso l’ASST Nord Milanese, Ospedale Città di Sesto San Giovanni, questi dati rendono urgente una maggiore attenzione a queste patologie, che spesso vengono sottovalutate rispetto al melanoma, nonostante alcune di esse possano avere un esito altrettanto grave.
Tumori cutanei non melanocitari
Sono diverse le tipologie di tumori cutanei non melanocitari. Tra i più comuni c’è il carcinoma basocellulare, che è il più frequente in assoluto, seguito dal carcinoma spinocellulare. Altri tumori meno frequenti, ma non di minor importanza. Dal carcinoma basosquamoso, il carcinoma a cellule di Merkel, noto per la sua aggressività, al morbo di Paget extramammario.
Come sottolineato dal dottor Silvio Abatangelo, questi tumori possono presentarsi in forme diverse: «Possono apparire come un nodulo, una macchia rosacea, un’ulcera o una crosta», ma anche come «gettoni di pseudo granulazione friabili. L’aspetto clinico variegato di queste lesioni rende spesso difficile una diagnosi immediata, soprattutto nei casi in cui i sintomi sono aspecifici».
Incidenza e fattori di rischio
In Italia, l’incidenza dei tumori cutanei non melanocitari è in costante aumento. Il dottor Abatangelo evidenzia che «in Italia abbiamo circa 19.000 nuovi casi l’anno di carcinoma spinocellulare». Quest’ultimo dato è più che raddoppiato rispetto a vent’anni fa. Inoltre, «un italiano su tre svilupperà nella sua vita un carcinoma basocellulare» con un’incidenza annua di circa sessantaquattro mila nuovi casi.
Tra i fattori di rischio principali vi è l’esposizione cronica ai raggi solari, che, insieme a una predisposizione genetica, contribuisce allo sviluppo di queste neoplasie. Le persone con fototipo I o II, secondo la classificazione di Fitzpatrick, sono particolarmente vulnerabili. Anche alcune condizioni genetiche come l’albinismo oculocutaneo e la sindrome del nevo basocellulare aumentano il rischio.
Altri fattori di rischio comprendono l’immunosoppressione, sia in seguito a trapianti che in presenza di patologie come leucemia o linfoma, che possono compromettere l’efficacia della sorveglianza immunitaria. «L’infiammazione cronica, come la presenza di ulcere o cicatrici di vecchia data, soprattutto quelle post-ustione, predispongono alla formazione del carcinoma spinocellulare» aggiunge Abatangelo.
Difficoltà di diagnosi dei tumori non melanocitari
Uno dei problemi principali nella gestione dei tumori cutanei non melanocitari è la difficoltà diagnostica dovuta alla natura spesso aspecifica dei sintomi. Come osserva il dottor Abatangelo, «i sintomi associati sono subdoli perché possono essere aspecifici, come il prurito o la sensazione di corpo estraneo». Questo porta spesso a diagnosi errate, con tumori scambiati per semplici eczemi o brufoli, ritardando l’inizio delle cure necessarie.
In fasi avanzate, i tumori possono presentare segni più evidenti, come infezioni cutanee, emorragie croniche, secrezioni abbondanti e, in alcuni casi, metastasi linfonodali o a distanza, rendendo il trattamento molto più complesso.
La chirurgia rappresenta l’opzione principale per il trattamento dei tumori cutanei non melanocitari. Il dottor Abatangelo spiega che «la dermatochirurgia oncologica, se eseguita correttamente, porta a una guarigione nel 97% dei casi».
In alcuni casi selezionati, soprattutto in presenza di tumori superficiali come i basaliomi o il morbo di Bowen, si può optare per approcci conservativi. Dall’uso topico di chemioterapici alla terapia fotodinamica.
Quest’ultima, come spiegato da Abatangelo, «consiste nel far interagire sostanze fotosensibilizzanti precedentemente applicate sulla lesione cutanea e radiazioni UVA a specifiche lunghezze d’onda», distruggendo selettivamente le cellule tumorali.
Per i casi più avanzati, specialmente in pazienti con carcinoma spinocellulare metastatico non operabile, recenti sviluppi nell’immunoterapia offrono nuove possibilità. Il dottor Abatangelo fa riferimento all’uso di anticorpi monoclonali come il Cemiplimab, un anti-PD1 che ha dimostrato risultati promettenti in pazienti non candidabili a chirurgia.
Screening e protezione solare per prevenire i tumori cutanei
Infine, la prevenzione gioca un ruolo fondamentale nel ridurre l’incidenza dei tumori cutanei non melanocitari. Oltre all’uso di protezione solare, il dottor Abatangelo sottolinea l’importanza di sensibilizzare sia la popolazione generale che gli operatori sanitari: «Campagne di screening e corsi di formazione sono essenziali per evitare ritardi diagnostici e trattamenti tardivi.»
I tumori cutanei non melanocitari rappresentano una sfida importante. Grazie, però, a una diagnosi precoce e a trattamenti appropriati, i risultati terapeutici possono essere molto soddisfacenti. Si garantisce così una buona qualità di vita ai pazienti. È raccomandabile una visita dermatologica con mappatura dei nei almeno una volta all’anno, nel caso in cui non ci siano fattori di rischio che rendano necessari controlli più ravvicinati.