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Tumore della mammella: l’importanza del SSN

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«Abbiamo chiesto di creare nelle Breast Unit dei percorsi che il SSN rimborsi adeguatamente». 

Lo scorso 15 settembre il comitato promotore di Donna x Donna è stato in Senato per chiedere un adeguamento del Sistema Sanitario Nazionale per ogni ricovero legato al tumore della mammella. A parlarne è la dottoressa Barbara Cagli, referente chirurgo plastico della Breast Unit del Campus Bio-Medico di Roma e membro del Comitato. 

«Donna x Donna è una Onlus fondata a fine del 2018 – racconta la dottoressa – quando è scoppiato il caso del linfoma associato alla capsula protesica degli impianti mammari». I chirurghi hanno speso molte ore per spiegare e tranquillizzare le pazienti e da queste riflessioni è nata una brochure informativa. Il comitato promotore di questa iniziativa è stato in Senato poche settimane fa per sollevare un’altra questione legata al tumore della mammella. «Ci siamo accorte che i DRG (Diagnosis Related Groups), cioè i rimborsi che il Sistema Sanitario Nazionale dà per ogni ricovero legato al tumore della mammella, sono esigui e variabili da regione a regione» spiega la dottoressa. Ciò non consente, sempre, di poter scegliere il meglio per le pazienti, anche se i chirurghi si impegnano a farlo.

Il momento della diagnosi tra consapevolezza e volontà di reagire

«Quando si riceve la diagnosi di tumore della mammella – spiega Cagli – è un momento difficile da gestire, soprattutto all’inizio». In quell’istante è importante sviluppare la giusta consapevolezza perché la paziente deve essere parte attiva del processo di cura. «La volontà subentra in un secondo momento, – continua la dottoressa – anche perché fortunatamente il messaggio che diamo, accanto alla diagnosi, è che c’è un tasso di guarigione elevatissimo».

tumore della mammella
La dottoressa Barbara Cagli, referente chirurgo plastico della Breast Unit del Campus Bio-Medico di Roma e membro del Comitato. 

È importante ricordarsi di non scoraggiarsi e affrontare con grinta la battaglia. «Noi siamo la visita che guarda al futuro – spiega la dottoressa – le nostre pazienti entrano con tante paure e incertezze ma escono con una speranza concreta di poter guarire». Infatti, oggi la diagnosi di tumore della mammella è accompagnata da cure ultraspecializzate anche da un punto di vista ricostruttivo. Si parla di mastectomia e ricostruzione estetica perché sia il lavoro dei chirurghi plastici che dei senologi, e di tutti coloro che fanno parte delle Breast Unit, è in continuo miglioramento.

Tumore della mammella e mutazione genetica

«Anche se si parla di mastectomia estetica e di ricostruzione estetica – precisa Cagli – è sempre importante dirsi la verità». Infatti, non si può paragonare una ricostruzione mammaria a una mastoplastica additiva. «Questo è un concetto importante soprattutto per le pazienti che non hanno il tumore della mammella – racconta la dottoressa – ma hanno una mutazione genetica, quindi un’alta probabilità di svilupparlo nel corso della vita». In questo caso, infatti, è più difficile far maturare la consapevolezza nelle pazienti che si sottopongono a un intervento profilattico. «Le donne che hanno il tumore della mammella – continua Cagli – hanno un’altra prospettiva, hanno talmente tanta grinta che accettano tutte le conseguenze».

Invece, ciò è più complicato per chi si sottopone a un intervento senza avere il tumore della mammella, perché le aspettative sono molto più alte ed è importante essere sinceri e informare correttamente le pazienti.

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