Psicologi
Disforia di genere, riconoscerla nei bambini
Come si determina l’identità di genere? La disforia di genere è una dimensione molto precisa: «Parliamo di un disagio profondo rispetto alla propria appartenenza al genere assegnato alla nascita». Così, la dottoressa Damiana Massara, psicologa e psicoterapeuta presso l’ASL To5, ha condiviso la sua vasta esperienza e le sue profonde conoscenze riguardo alla disforia di genere nei bambini. Massara, che ha iniziato il suo percorso professionale negli anni ’80 presso il Consultorio di Sessuologia del Mauriziano di Torino, ha fondato insieme ad altri colleghi l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, un’associazione che raccoglie professionisti e persone coinvolte nell’ambito dell’identità di genere.
Nei bambini, questo disagio si manifesta con comportamenti e richieste specifiche, come desiderare di indossare indumenti tipicamente usati del genere opposto o affermazioni chiare come la convinzione di cambiare fisicamente crescendo. La Dottoressa sottolinea che non si tratta di semplici variazioni di comportamento, ma di una dimensione permanente e centrale all’identità del bambino.
Secondo Massara, «sono affermazioni molto precise e chiare, quando parliamo di disforia di genere nei bambini». È importante non confondere queste manifestazioni con variazioni temporanee o stereotipi di genere. La disforia di genere è una questione identitaria profonda e non una semplice preferenza per attività o abbigliamento tipicamente associati all’altro genere.
Il ruolo cruciale dei genitori
La sofferenza dei bambini con disforia di genere, infatti, deriva spesso dalle reazioni negative dell’ambiente circostante, più che dalla disforia stessa. La reazione dei genitori, degli insegnanti e della società in generale può influenzare significativamente il benessere del bambino. «Il problema dei bambini con disforia di genere è come vengono trattati». Massara ha enfatizzato l’importanza del supporto familiare: «I genitori hanno una importanza fondamentale nel comunicare ai bambini che sono accettati come sono».
La psicoterapeuta sottolinea che l’identità di genere è una costruzione sociale, che dipende da fattori psicosociali e biologici, e non può essere influenzata dall’educazione o dalle aspettative dei genitori. «I genitori non c’entrano niente perché l’identità, la percezione e la costruzione della nostra identità ha una caratteristica molto complessa.»
Impatto sociale e supporto
La dottoressa Massara ha anche discusso l’importanza di un ambiente sociale positivo per prevenire il disagio psicologico nei bambini con disforia di genere. «Il potersi esprimere senza stigmatizzazione, senza giudizio, in un ambiente sicuro rende questi bambini più forti».
La dottoressa ha sottolineato come la resistenza, da parte di certi nella società, nell’accettare persone con disforia di genere può avere conseguenze pericolose, risultando spesso in tentativi di suicidio o altri comportamenti auto lesivi.
Non sempre è necessario rivolgersi ad uno specialista, se si riesce ad integrare l’esperienza di questi bambini all’interno della famiglia. Nei casi in cui questo non è possibile o ci sono difficoltà si può rivolgere ad uno specialista: «Gli specialisti hanno un senso quando c’è della sofferenza, possono aiutare con la transizione dal punto di vista sociale poi, con l’approssimarsi della pubertà, si può cominciare a valutare se è necessario utilizzare una terapia bloccante o affermativa».
Evoluzione del concetto di genere
Secondo la dottoressa Massara, il concetto di genere sta cambiando nella società attuale. «Se un ragazzo attualmente mette l’orecchino, nessuno reagisce, diverso sarebbe accaduto all’epoca di mio padre». Tuttavia, c’è ancora molto da fare, specialmente per quanto riguarda l’accettazione degli adulti. La dottoressa ha espresso ammirazione per le nuove generazioni che stanno portando avanti una rivoluzione nella percezione dell’identità di genere: «Io sono convinta che l’identità di genere fluida, non binaria, individualizzata, è la rivoluzione che i ragazzi di questa generazione stanno portando nel mondo».