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Proteggere la pelle contro il rischio di melanoma

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Il melanoma è una neoplasia maligna che si caratterizza per la trasformazione cancerosa dei melanociti. Questa condizione non interessa solo la cute, può colpire infatti anche l’uvea, seppur raramente.

«L’incidenza del melanoma è in notevole aumento. In Italia è stimata intorno ai 12-13 nuovi casi all’anno per 100.000 abitanti. I dati variano significativamente tra nord e sud del Paese. Si registrano tassi più elevati nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali – spiega il dottor Franco Castelli, direttore dell’unità di dermatologia e venereologia dell’Ospedale Koelliker di Torino -. Da molti anni, Torino è la città italiana con più casi. Arriviamo a 18-29 casi su 100.000 abitanti, un numero considerevole».

Fattori di rischio del melanoma

La predisposizione genetica è tra i fattori di rischio che più incide sull’insorgenza del melanoma. Esistono specifici geni che codificano per una maggiore predisposizione a sviluppare questo tipo di neoplasia. La familiarità è un altro elemento che aumenta la probabilità di comparsa di tumori della pelle. A incidere però è anche il numero di nei. Tuttavia, Castelli ricorda: «Su questo fattore, c’è da discutere. Ci sono pazienti che ce l’hanno e sono privi di nei, mentre certamente averne un numero alto può predisporre alla presenza di un melanoma nell’arco della vita».

Dottor Franco Castelli, direttore dell’unità di dermatologia e venereologia dell’Ospedale Koelliker di Torino

Una causa particolarmente sottostimata è il numero di scottature solari contratte in particolare durante l’età adolescenziale. «Sembra che i danni provenienti dai raggi ultravioletti si esplichino sul nostro sistema immunitario nei primi venti, venticinque anni della nostra vita. Quindi, soprattutto pazienti della mia generazione non hanno protetto troppo la pelle – continua il dottore -. Un ulteriore fattore di rischio è l’uso di lampade o lettini, raggi ultravioletti artificiali, soprattutto in età giovanile».

Inoltre, chi ha già avuto un melanoma ha una probabilità di svilupparne un secondo di circa 20-25% in più rispetto a chi non ne ha mai avuto uno. Le terapie immunosoppressive, agendo sul sistema immunitario, possono anch’esse avere un’influenza sui pazienti trapiantati. Questi ultimi devono infatti assumere queste tipologie di farmaci per lunghi periodi.

“ABCDE”, la regola per classificare i nei

«L’ autoscreening è fondamentale perché nessuno meglio di noi stessi conosce il nostro corpo. Chiaramente occorre l’aiuto di un dermatologo per le visite periodiche. Noi consigliamo delle visite più o meno una volta l’anno. Sempre che non ci siano fattori di rischio evidenti – commenta Castelli -. Bisogna spiegare al paziente cosa guardare. Generalmente le lesioni che ci interessano sono quelle piatte. Il melanoma nodulare rappresenta circa il 10% di tutti i melanomi e in genere colpisce in età avanzata».

La regola “ABCDE“ è stata introdotta proprio per classificare i nei secondo una serie di criteri. Un sistema, quello dell’alfabeto, che aiuta i medici e pazienti a identificare potenziali segni di melanoma. Una forma asimmetrica, bordi irregolari e frastagliati, policromia delle lesioni, con dimensioni di almeno 6-8 mm e un’evoluzione doppia o tripla del diametro nell’anno, sono tutti campanelli d’allarme circa la presenza di melanomi. Sebbene molto utile, serve fino a un certo punto, con l’autoscreening, infatti, si evidenziano queste tipologie di lesioni, ma nei limiti del possibile.

«Una lesione che si muove, raddoppiando o triplicando il suo diametro in dodici mesi, è da tenere d’occhio. Più o meno il 30% dei melanomi parte da un nostro neo preesistente. Il restante 70% riguarda lesioni ex novo. Dai 20 anni in su, quindi, è molto importante che il paziente sappia di dover farsi controllare le lesioni nuove, oltre a quelle vecchie magari già segnalate dallo specialista», afferma il dottore.

Il melanoma nei bambini

Nonostante il melanoma nei bambini e negli adolescenti sia raro, non significa che non sia presente. Ecco perché i primi controlli dovrebbero cominciare a partire dai 12 anni di età. Se è normale, infatti, che in età infantile e adolescenziale si sviluppino dei nei, dai 20 anni in su, non lo è più.

«La cosa importante da fare è evitare le scottature solari perché quelle contratte da adolescenti sono assolutamente un fattore di rischio. Per cui consigliamo ai genitori di proteggere i propri bambini perlomeno fino ai 20-25 anni. La protezione serve anche dopo, ma per evitare che le cellule del sistema immunitario ci facciano pagare in età adulta un conto salato, bisogna proteggere i bambini», conclude Castelli.

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