Personale sanitario
Covid e fake news: contrastare la disinformazione con la ricerca scientifica
La metodologia della ricerca è un antidoto al fenomeno dilagante della disinformazione. Per fare ricerca clinica, serve che il ricercatore abbia il metodo giusto per approcciare alle notizie in modo adeguato.
Nel 2020, la foto di Martina Benedetti, con il volto segnato dalla mascherina e stremato dai turni durante la pandemia, ha fatto il giro del mondo. Diventando così il simbolo degli infermieri impegnati in prima linea a prestare soccorso negli ospedali.
«La passione per la ricerca c’è sempre stata. Ho unito la mia anima letteraria, romantica con quella scientifica, bisognosa di trovare spiegazioni scientifiche e reali», dichiara Martina Benedetti, infermiera nell’Unità di terapia intensiva dell’ospedale N.O.A, Nuovo Ospedale Apuane, con esperienze pregresse in area critica, in ambito cardiologico e cardiochirurgico.
Quando non è in reparto, l’infermiera Benedetti dedica gran parte del suo tempo alla scrittura e allo studio sulla metodologia della ricerca assieme alla Fondazione GIMBE, con la quale attualmente collabora. «Mi occupo di divulgazione scientifica e racconto il mondo della sanità a 360°, sia per quanto riguarda la salute sia per le varie problematiche riguardanti il mondo sanitario – dichiara Benedetti-. Sto lottando con i miei piccoli mezzi quotidianamente per far passare il concetto di sanità e del mondo sanitario equo, accessibile, pubblico e universale».
La scrittura come “autocoscienza dell’anima”
Il 16 febbraio è uscito “Salvarsi dalle bufale e dalle fake news. Il libro che ogni complottista dovrebbe leggere ma che non comprerà mai” scritto da Benedetti, edito da Nutrimenti. Lo scopo del libro, come afferma l’autrice, non è quello di elencare le fake news, bensì di mostrare le potenzialità della metodologia della ricerca come unica strada in grado di salvarsi dalla disinformazione. «I dati sull’incremento della disinformazione e delle fake news sono preoccupanti. Sono stata vittima di fake news, passando a debunker di fake news, le ho vissute da paziente e da operatrice sanitaria – afferma Benedetti -. Tutto quello che c’è stato e che c’è di vago nella comunicazione sanitaria, specialmente in pandemia, è stato deleterio. Si può parlare di “morti da disinformazione”».
Social media contro le fake news
In un mondo bombardato da notizie, addestrare il pensiero logico, farsi delle domande e porsi dei dubbi è la priorità. Altrettanto importante è la ricerca delle fonti oltre a una corretta digitalizzazione che renderà ancora più semplice la ricerca di contenuti e il destreggiarsi in rete per le nuove generazioni.
«Non mi piace definirmi influencer, preferisco divulgatrice scientifica. Non guadagno grazie ai miei followers, ma con il mio lavoro quotidiano di reparto e al mio lavoro di divulgatrice e scrittrice – continua l’infermiera -. Dietro ai cinque minuti di spazio televisivo, ci sono ore, giornate, settimane e mesi di studio. Tutto quello che faccio, lo faccio perché mi piace e perché mi porta avanti la passione sia verso il mio lavoro sia verso il voler raccontare il mondo sanitario a 360° e senza filtri».
Il periodo di pandemia ha avuto un impatto comunicativo notevole. Prima del 2020, i social media erano prettamente utilizzati per puro divertimento, con poca divulgazione scientifica, mentre erano altri i canali che si occupavano di informazione. Negli ultimi tre, quattro anni, c’è stato un boom di aperture di nuovi canali social, come Tik Tok. «Il mezzo non va criticato, va solamente studiato. Nel caso di Tik Tok, è stato spesso usato male, per fare disinformazione, ma ci sono anche pagine interessanti che uso per informarmi – spiega l’infermiera -. Possiamo e dobbiamo imparare a difenderci dalle bufale e capire se un input è buono per noi, così da capire se accoglierlo o meno».
Salute mentale, fisica e dovere morale
La professione infermieristica è un lavoro di responsabilità. La salute mentale e fisica sono essenziali per prestare le giuste attenzioni e le cure necessarie ai pazienti. Trovare un equilibrio della mente, del corpo e il dovere morale di prestare soccorso non è sempre facile. Ecco perché chiedere aiuto a un professionista può fare la differenza, cercando supporto quando necessario.
«Nel momento in cui ho sentito che il mio equilibrio stava vacillando, rischiando così che potesse rompersi, non ho esitato a rivolgermi a un professionista. Bisogna fare qualcosa, perché se non ci si prende cura di chi deve curare la popolazione, falliamo in partenza», conclude Benedetti.