Medici Chirurghi
La ricostruzione del capezzolo: il vantaggio delle nuove tecniche
La ricostruzione del capezzolo rappresenta una fase fondamentale nel percorso di ricostruzione mammaria, sia dal punto di vista estetico che psicologico. A spiegare i dettagli di questa procedura è il dottor Federico Cipriani, dirigente medico di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica presso l’ospedale Franchini di Santarcangelo di Romagna. Specializzato in ricostruzione mammaria, oncologia cutanea e chirurgia post-bariatrica.
La ricostruzione del capezzolo è spesso considerata l’ultimo step di un percorso complesso e articolato come quello della ricostruzione mammaria. Questo intervento ha un impatto significativo sulle pazienti, poiché simboleggia la conclusione di un viaggio lungo e impegnativo. Dal punto di vista estetico, la ricostruzione del capezzolo contribuisce a restituire alla mammella un aspetto più naturale e armonioso, migliorando la qualità di vita delle pazienti.
La tecnica ricostruttiva
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L’intervento di ricostruzione del capezzolo è relativamente semplice e veloce, e nella maggior parte dei casi può essere eseguito in anestesia locale. La zona operata, infatti, è generalmente poco sensibile, rendendo l’anestesia locale sufficiente nel 99% dei casi.
La tecnica utilizzata dal dottor Cipriani e dal suo team prevede l’uso di lembi locali, ovvero tessuti prelevati dalla zona circostante la mammella.
Questi lembi vengono modellati e suturati tra loro, creando una struttura simile a un “tortellino” che ricostruisce la salienza del capezzolo. Il disegno iniziale, che ricorda una freccia, permette di ottenere una proiezione naturale del capezzolo.
«Si parte da un disegno stilizzato 2D – spiega il dottor Cipriani – che nel nostro caso è una freccia, un lembo freccia così riusciamo a ricreare la saliera con la proiezione del capezzolo stesso».
L’uso del derma omologo nel capezzolo
Uno degli aspetti più innovativi della tecnica adottata dal dottor Cipriani è l’utilizzo di derma omologo, un tessuto prelevato da donatore cadavere. Questa scelta nasce dalla necessità di risolvere un problema comune nelle ricostruzioni tradizionali: l’appiattimento del capezzolo nel tempo. Infatti, i lembi locali tendono a perdere la loro proiezione entro sei mesi o un anno dall’intervento, a causa della scarsa rigidità dei tessuti e della retrazione cicatriziale.
Il derma omologo, inserito all’interno dei lembi, funziona come una sorta di “impalcatura”, conferendo maggiore stabilità e durata alla ricostruzione. Questo approccio ha dimostrato di mantenere la proiezione del capezzolo nel tempo, offrendo risultati più duraturi rispetto alle tecniche tradizionali.
Questa tecnica presenta numerosi vantaggi rispetto ad altre. Il dottor Cipriani sottolinea come: «Il vantaggio principale rispetto all’utilizzo dei soliti lembi locali è quello di una durata maggiore e anche una stabilità nel tempo della proiezione del capezzolo».
Altre tecniche, come l’uso di derma sintetico o cartilagine autologa (prelevata dalla stessa paziente), sono spesso più costose e invasive. Il derma omologo, invece, ha un costo irrisorio (circa 28 euro per paziente) e non richiede ulteriori incisioni chirurgiche, rappresentando una soluzione vantaggiosa sia dal punto di vista economico che clinico.
Pazienti idonee e possibili complicanze
Non tutte le pazienti sono candidate ideali per questa procedura. Il fumo, ad esempio, rappresenta una controindicazione importante, «perché di base il fumo purtroppo crea dei grossi danni al microcircolo – spiega il dottore – Per quanto riguarda la riuscita di un intervento, quindi una necrosi che può essere da parziale a totale di tutto il capezzolo dopo la ricostruzione».
Tuttavia, pazienti che hanno subito radioterapia possono comunque beneficiare di questa tecnica senza problemi significativi.
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Il tasso di successo della ricostruzione del capezzolo con derma omologo è molto alto. Secondo uno studio pubblicato dal team del dottor Cipriani «il tasso di successo è stato del novantasei per cento.In un caso si è avuta anche la la perdita quasi totale, che però attraverso le medicazioni, si è riusciti a compensare la situazione».
Le complicanze osservate sono state per lo più lievi: «come ritardi nella guarigione o piccole necrosi parziali, spesso associate a condizioni preesistenti come diabete o ipertensione».
La ricostruzione del capezzolo rappresenta un momento cruciale nel percorso di ricostruzione mammaria, con un impatto significativo sul benessere psicologico e sull’estetica delle pazienti.
Conclude Cipriani: «La ricostruzione del capezzolo rappresenta lo step finale dell’iter. Ha un grande impatto psicologico per le pazienti, perché effettivamente la vivono come il termine di questo percorso molto lungo e complesso che è la ricostruzione della mammella».
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