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La mammella tuberosa: un’anomalia diffusa, ma spesso misconosciuta

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La mammella tuberosa è una condizione congenita che colpisce molte donne, influenzando la forma del seno e, di conseguenza, la percezione del proprio corpo. Nonostante sia relativamente comune – interessa circa il 27% della popolazione femminile – resta spesso misconosciuta, anche da chi ne è affetto. La chirurgia plastica offre oggi soluzioni efficaci per correggerla e restituire armonia alla figura. Ne ha parlato la dottoressa Rosa Salzillo, chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico presso il Campus Biomedico di Roma.

Cos’è la mammella tuberosa?

Dottoressa Rosa Salzillo, chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico presso il Campus Biomedico di Roma

La mammella tuberosa,  spiega la dottoressa Salzillo, «è una patologia benigna che però può interessare tutto l’aspetto della mammella e quindi avere degli aspetti psicologici molto importanti e molto impattanti su quella che è la percezione delle pazienti».

In una mammella con sviluppo tipico, la ghiandola mammaria è distribuita equamente nei quattro quadranti attorno al complesso areola-capezzolo. «In una mammella tuberosa invece abbiamo una forma che è sostanzialmente stretta e allungata, quindi per questo viene chiamata tuberosa», aggiunge la specialista. Il problema nasce dalla formazione di un anello fibroso dietro l’areola, che ostacola la crescita naturale della ghiandola mammaria, concentrandosi dietro il complesso areola-capezzolo e determinando l’anomalia di forma.

L’intensità del disturbo varia. Nei casi lievi, infatti, coinvolge solo i quadranti inferiori della mammella. Nelle forme più gravi, invece, interessa tutti i quadranti e genera una forte asimmetria tra i due lati.

«È un qualcosa che si comincia a vedere durante lo sviluppo mammario – racconta la dottoressa Salzillo -. Ci sono delle ragazze che magari si accorgono di avere una mammella leggermente diversa dall’altra e poi, magari con l’andare avanti dello sviluppo, è un qualcosa che si può andare ad accentuare ancora di più».

Tuttavia, prima di intervenire, i medici preferiscono attendere la maturità della paziente: «Nelle adolescenti che non hanno ancora completato lo sviluppo, l’atteggiamento più diffuso è quello di aspettare il completo sviluppo della mammella», spiega la chirurga. Solo dopo i diciotto anni, o quando la crescita si è stabilizzata per almeno un anno, si valuta un’eventuale correzione chirurgica.

Nonostante la sua diffusione, le origini della mammella tuberosa restano incerte. «Non si tratta comunque di una malformazione genetica, è un qualcosa che si viene a verificare durante lo sviluppo della mammella», chiarisce l’esperta. Le ricerche, infatti, non hanno ancora individuato con precisione le cause, ma è certo che non si trasmette geneticamente.

Le tecniche di correzione

Le soluzioni chirurgiche variano in base alla severità del caso e alle esigenze della paziente. «Le tecniche devono essere personalizzate su quello che è l’aspetto della ghiandola mammaria e su quelle che sono le volontà della paziente», sottolinea la dottoressa Salzillo.

mammella tuberosa

L’intervento più comune prevede il rilascio dell’anello fibroso dietro il complesso areola-capezzolo, consentendo un’espansione naturale del tessuto mammario.

«Ci sono delle tecniche di rimodellamento mammario nel momento in cui abbiamo una quantità di ghiandola sufficiente per poter ricostruire una mammella in armonia tra i quattro quadranti», spiega la specialista. Nei casi in cui il volume della ghiandola sia insufficiente, si può ricorrere all’inserimento di protesi.

Un’alternativa meno invasiva è il lipofilling, ovvero, il trapianto di tessuto adiposo prelevato da altre aree del corpo e iniettato nelle zone carenti del seno. «Può essere utilizzato da solo quando l’entità della correzione è minore, ma quando si utilizza da sola questa tecnica, molto spesso sono necessarie più di una seduta, almeno due sedute per raggiungere il risultato desiderato».

L’impatto psicologico e le anomalie maschili  

La mammella tuberosa non provoca problemi di salute. Ha, però, importanti risvolti sulla sfera emotiva delle pazienti. È una condizione che può avere un impatto significativo sull’autostima di chi ne è affetto: «Ci sono tante pazienti che magari si vergognano di mettersi in costume o comunque, nell’intimità, possono avere disagi e problemi per la forma anomala delle loro mammelle o comunque per il fatto di avere due mammelle molto diverse l’una dall’altra», racconta la dottoressa Salzillo.

Sebbene sia una condizione prevalentemente femminile, anche gli uomini possono presentare anomalie simili. «Molto spesso nell’uomo si verifica una condizione di ipertrofia della ghiandola che è la ginecomastia», spiega la dottoressa Salzillo. «E qualche volta, nel contesto di ipertrofia mammaria maschile, si può venire a verificare un tubero della mammella e quindi si va a correggere anche quello, anche se in un numero più ridotto di casi».

Oggi, grazie ai progressi della chirurgia plastica, è possibile correggerla con tecniche personalizzate e sicure. «Il mio obiettivo è aiutare le donne a sentirsi bene con se stesse, offrendo soluzioni personalizzate e sicure per ogni esigenza», conclude la dottoressa Salzillo.

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