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Il supporto emotivo nella diagnosi di tumore al seno

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La diagnosi di tumore al seno può essere un momento estremamente difficile per le pazienti. Tocca al medico affrontare la sfida di comunicare la notizia offrendo al contempo un supporto emotivo durante il percorso. Il dottor Stefano Mancini, chirurgo senologo specializzato in chirurgia generale, microchirurgia, chirurgia sperimentale e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Senologica dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli Sacco di Milano, spiega quanto sia particolarmente delicato entrare nella quintessenza della femminilità.

Il sostegno emotivo nella diagnosi di tumore al seno
Dottor Stefano Mancini, chirurgo senologo specializzato in chirurgia generale, microchirurgia, chirurgia sperimentale e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Senologica dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli Sacco di Milano

«In presenza di una diagnosi di tumore al seno, che può comportare anche interventi apparentemente meno invasivi di altri, l’impatto nella sfera emotiva, psicologica e in generale sulla persona, è spesso un impatto molto forte, quasi violento – racconta Mancini -. La comunicazione diventa quindi un momento fondamentale. Ho trovato, a volte, una maggior difficoltà ad accettare da parte delle pazienti una diagnosi di tumore al seno rispetto a una di tumore gastrico o polmonare. Nonostante da un punto di vista razionale, queste ultime potevano rappresentare qualcosa di più invasivo e pericoloso».

Comunicare è sempre importante e passa attraverso due fasi. Innanzitutto la trasmissione delle informazioni, che dev’essere rigorosa, scientifica e precisa, con una terminologia allo stesso tempo comprensibile alla paziente. Quest’ultima infatti non dev’essere caricata di ulteriore difficoltà con nozioni complesse da accettare e molto spesso difficili da comprendere. In particolare quando l’iter diagnostico e terapeutico non è lineare.

«Bisogna avere una propensione all’ascolto. Spesso occorre interrompere la propria esposizione dando modo alla persona che si ha di fronte di manifestare le proprie necessità e dubbi – continua il dottore -. Dev’essere sempre una comunicazione bi-direzionale. Ci dev’essere una fortissima attenzione all’ascolto, con possibilità di fare domande, chiedere, ma anche reiterata. Può esser necessario, infatti, avere più di un confronto anche su argomenti che sono già stati spiegati anche in modo completo perché comunque vanno rispiegati, ribaditi o anche solo per un conforto».

L’empatia nella diagnosi del tumore al seno

Essere senologo per il dottor Mancini va oltre la passione per il proseguimento del proprio percorso chirurgico in ambito oncologico. Soprattutto relativo alla patologia mammaria. C’è, infatti, una forte componente di interazione e contatto che si crea con le pazienti. Un tipo di rapporto certamente professionale. Consentendo così una corretta cura, percorso e diagnosi, ma con un’importante componente umana e personale.

«Molto spesso le pazienti portano il loro mondo e il loro vissuto. Questo è un arricchimento molto forte in termini di valore umano, scambio di emozioni. Ci può essere poi il caso più complesso, meno felice. Quello che ti rimane più impresso, ma nella quotidianità di tutti i giorni, si ha questo approccio. Porsi in una posizione di ascolto permette di ricevere moltissimo. Il rapporto con le pazienti è un arricchimento quotidiano, costante», afferma Mancini.

Il supporto che si cerca di dare è il risultato di un lavoro sinergico. Un gioco di squadra e non solo del chirurgo. Sono, infatti, molte le figure professionali altrettanto importanti nel percorso per ottenere un risultato magari migliore di quello che ci si aspettava.

Tecnologia e progressi nella diagnosi

La senologia è un campo in continua evoluzione, che sempre più sta trovando innovazioni promettenti nella diagnosi e trattamento del tumore al seno. Dalla mammografia con mezzo di contrasto all’utilizzo sempre più estensivo di metodiche all’avanguardia. «C’è un progressivo miglioramento, perfezionamento della tecnologia. Credo che tra breve avremo l’ausilio anche dell’intelligenza artificiale per aiutarci nel percorso diagnostico e terapeutico. Non per sostituire il medico, ma certamente per affiancarlo e aiutarlo nelle scelte a volte impegnative e difficili», dichiara il dottore.

Sul fronte terapeutico, al di là dei progressi che sta facendo la terapia oncologica, ci sono anche ottimi risultati da un punto di vista chirurgico. L’obiettivo è ridurre l’invasività dell’intervento senza inficiare sull’efficacia dell’outcome. Il tutto accompagnato da un adeguato percorso terapeutico della chirurgia ricostruttiva, oncoplastica. Quest’ultima, ormai, diventata indispensabile nell’affiancare il chirurgo anche in gesti di minor rilevanza.

«Infine, un altro ambito particolarmente rilevante è quello degli studi genetici. Non solo per identificare categorie a maggior rischio di sviluppare un tumore al seno e anche altri tipi di tumori. Possono anche essere classificati meglio così da indirizzare le terapie chirurgiche, soprattutto oncologiche, con la maggior precisione possibile», conclude Mancini.

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