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Il ruolo del chirurgo maxillo-facciale pediatrico

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Il chirurgo maxillo-facciale pediatrico è uno specialista che si occupa delle patologie complesse del distretto testa-collo nei bambini. Dalla traumatologia e oncologia, a patologie malformative e quelle relative al cavo orale. 

La traumatologia pediatrica presenta caratteristiche peculiari rispetto a quella degli adulti. Si distinguono innanzitutto i traumi dei tessuti molli e quelli dei tessuti duri. Nei bambini di età inferiore ai cinque anni, si manifestano più frequentemente i primi rispetto ai secondi, trattandosi infatti di ferite a carico della cute, di tutto l’apparato tegumentario. 

Con il progredire dell’età, soprattutto al di sopra dei cinque anni, le ossa del massiccio facciale iniziano a consolidarsi. Questo processo rende anche più probabile l’insorgenza di fratture isolate o multiple relative alle ossa del volto.

«Noi siamo un centro SILPS, quindi siamo accreditati con la società italiana di labiopalatoschisi. Abbiamo una media di 40-45 interventi l’anno per quanto riguarda questa patologia – racconta Umberto Autorino, specialista in chirurgia maxillo-facciale, dirigente medico dell’unità dipartimentale di chirurgia maxillo-facciale pediatrica dell’ Ospedale dei bambini di Brescia, diretta dal dottor Burlini -. Noi trattiamo i bambini dalla nascita. A partire dai primi mesi di vita, fino anche a dopo la maggiore età con gli interventi di chirurgia ancillare. Collaboriamo in multidisciplinarietà con i colleghi otorini, neurochirurghi anche per patologie malformative come la craniostenosi o la Sindrome di Parry-Romberg».

Le sfide degli interventi maxillo-facciali pediatrici

Gli interventi chirurgici su pazienti pediatrici presentano diverse difficoltà. A partire da quella legata all’anatomia del bambino. Le strutture ossee e i tessuti molli sono infatti molto piccoli e delicati.

Umberto Autorino chirurgo maxillo-facciale pediatrico
Dottor Umberto Autorino, specialista in chirurgia maxillo-facciale, dirigente medico dell’unità dipartimentale di chirurgia maxillo-facciale pediatrica dell’ Ospedale dei bambini di Brescia

«Tutti gli interventi in ambito di chirurgia maxillo-facciale pediatrica rappresentano una sfida. Ad esempio, un paziente che ha la labiopalatoschisi, una malformazione, con noi non farà un singolo intervento. Farà un percorso e dovrà eseguire multipli interventi nel corso della sua vita – continua Autorino -. Ogni intervento può avere o meno una complicanza. Quest’ultima può pregiudicare l’intervento precedente o il successivo. Quando si opera un bambino, malformato o no, bisogna sempre preventivare una complicanza perché la gestione sarà sempre diversa rispetto all’adulto».

Quello che per una persona adulta può essere trattato e gestito in anestesia locale, senza problemi, per un bambino, invece, può essere problematico se non collaborante. «Non è solamente un problema intraoperatorio. La gestione di un bambino dev’essere a 360°, quindi pre e post. Molte volte, non è un problema legato all’intervento, ma al comfort alberghiero, oppure all’assistenza che può non avere esperienza con i pazienti pediatrici», spiega il dottore.

La chirurgia maxillo-facciale pediatrica richiede una pianificazione e una gestione accurata oltre la sala operatoria. Creare una rete di supporto integrata e multidisciplinare consente di affrontare le sfide in modo efficace. Si riduce così il rischio di complicanze e migliorando gli esiti per pazienti pediatrici.

Curare il bambino e rassicurare i genitori

Quando si affronta un intervento chirurgico su un paziente pediatrico, si devono considerare anche i suoi genitori. É una doppia dimensione con esigenze e preoccupazioni specifiche. «Bisogna sempre rasserenare sia il bambino sia i genitori sul fatto che il medico sia lì per risolvere il problema e per aiutare. È importantissimo avere un supporto infermieristico di colleghi anestesisti che abbiano esperienza nell’ambito pediatrico», afferma Autorino.

Labiopalatoschisi

Operare un bambino significa disporre di un campo chirurgico più ristretto e delicato di quello degli adulti. La precisione e l’efficienza diventano essenziali, richiedendo strumenti e tecniche adattati alle dimensioni e alla fragilità delle strutture anatomiche. Si devono, inoltre, trovare tecniche per rassicurare i pazienti pediatrici, con spiegazioni semplici e adatte alle loro età.

Altrettanto importante è trovare il giusto modo di comunicare con i genitori. Fornire loro informazioni chiare sul trattamento, i rischi e le aspettative, per alleviare le loro ansie e costruire fiducia nella squadra medica. 

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