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Filler: tendenze e pratiche innovative
L’utilizzo di filler per combattere i segni del tempo e ridurre gli inestetismi è un’esigenza sempre più comune. La ruga meno profonda e lo zigomo più grosso sono tra i risultati immediati più desiderati nei pazienti quando ricorrono alle cosiddette “punturine”, sulle quali serve una conoscenza approfondita circa le eventuali complicanze.
«Negli anni ‘70 e ‘80 c’è stato un uso sperequato di filler permanenti a base di sostanze che lì per lì hanno dato l’effetto desiderato, quindi un aumento volumetrico della zona e la riduzione dell’inestetismo. Tuttavia, dopo dieci, quindici anni, c’è stata una maggior chiarezza. Entro il 2009, la maggior parte di quei filler è stata ritirata dal commercio», spiega il Professor Giorgio De Santis, direttore della cattedra di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica dell’Università di Modena e della scuola di specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica per la Regione Emilia-Romagna.
Le complicanze che possono verificarsi nel tempo vanno oltre l’inestetismo, rappresentando vere e proprie minacce di infezioni, dislocazioni, asimmetrie, indurimenti e dolori. «Questi filler in loco hanno iniziato a organizzarsi sotto forma di granulomi da corpo estraneo. Non parliamo di rigetto, ma l’organizzazione del nostro tessuto non lo riconosce – spiega De Santis -. Si possono formare degli agglomerati, ovvero “granulomi” di natura diffusa, cioè dura o di natura cistica, quindi mollicci con una capsula all’interno. Oltre all’inestetismo c’è la malattia ed ecco perché le pazienti la vivono male».
Risvolti futuri per il filler
La maggior parte dei laser lavora in superficie sulla pelle per ablazioni, peeling, rimozione dei nevi o delle macchie. L’Università di Modena è stata la prima a utilizzare in modo originale un laser originariamente vascolare. «Il laser Eufoton, a 800 nanometri è intralesionale. Dotato di fibra ottica, viene inserito nel tessuto. Questo laser penetra nel granuloma, sprigionando un’energia calorica e una lunghezza d’onda particolare che tende a rammollire o liquefare il prodotto. A quel punto può uscire o per spremitura attraverso tanti forellini che pratichiamo con la sonda ottica o anche attraverso una micro aspirazione di questo materiale», descrive il Professore.
Per lungo tempo, l’acido ialuronico è stato considerato privo di rischi, e anche se è una soluzione tendenzialmente sicura, possono verificarsi casi di incistamento. Soprattutto negli acidi ialuronici “cross-linkati”, ovvero quelli a lungo riassorbimento.
«Paradossalmente, sono molto meglio gli acidi ialuronici che si riassorbono in tempi brevi e non i “cross-linkati”, dove potrebbe capitare che l’acido ialuronico venga incistato dall’organismo poiché non riconosciuto – afferma De Santis -. Detto questo, il miglior filler del mondo è il proprio grasso. In caso di riempimenti che riguardano ad esempio uno zigomo, il mento o il colmare cicatrici e avvallamenti, proponiamo l’autotrapianto adiposo, conosciuto come il lipofilling».
Obbligo per il medico e coscienza del paziente
Il futuro è quello dei filler sempre più naturali, mono molecolari, con meno molecole possibili che si intromettono nel filler stesso. «Il futuro è il grasso in tutte le sue preparazioni. A zollette micro “microfat grafting”, a zollette un po’ più grosse “macrofat grafting” e il “nanofat grafting” per la biorivitalizzazione superficiale», dichiara De Santis.
Il Professore ricorda, inoltre, che il paziente deve sempre richiedere lo sticker di rintracciabilità del prodotto, in modo che sappia il lotto, la data di scadenza, la qualità, la quantità e la tracciabilità con il codice a barre. «Obbligo del medico per legge, ma anche senso di coscienza del paziente a richiedere lo sticker e mai farsi somministrare un prodotto aspirato da una bottiglia che ne contiene mezzo litro, perché quello, sicuramente appartiene a quei filler illegali», conclude De Santis.