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Chirurgia plastica pediatrica: infondere fiducia nei bambini
Quando si tratta della salute dei bambini, ogni decisione diventa particolarmente significativa, soprattutto se si tratta di interventi di chirurgia plastica pediatrica. La scelta dello specialista, la chiarezza delle informazioni fornite e il coinvolgimento attivo dei genitori sono fattori determinanti per il successo di qualsiasi intervento chirurgico.
Il primo incontro con il medico rappresenta un’occasione importante per stabilire un rapporto di fiducia. Quest’ultimo coinvolge non solo la famiglia, ma anche il bambino stesso.
«La premessa è la presenza del corretto specialista. Ci vuole quindi un invio da parte del pediatra o del neonatologo verso il professionista giusto, che dia le informazioni corrette. Dopodiché si deve instaurare il rapporto di fiducia tra la famiglia, il professionista e il bambino. Ovviamente se il bambino è in un’età in cui riesce a capire di cosa stiamo parlando. Qual è la sua patologia e qual è il miglioramento che andiamo a proporre», spiega Ezio Gangemi, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, dirigente medico presso l’Ospedale Maria Vittoria dell’ASL Città di Torino della struttura complessa di chirurgia plastica, chirurgia della mano e microchirurgia.
Le patologie pediatriche variano dalle più comuni a quelle rare, ma in ogni caso è importante l’intervento tempestivo e appropriato.
Alcune di queste condizioni possono essere malformazioni. Altre, invece, di natura estetica e avere quindi ripercussioni sociali sullo sviluppo caratteriale del bambino. In particolare queste ultime possono influenzarne il comportamento durante l’infanzia e l’adolescenza.
Ambiti d’intervento della chirurgia plastica pediatrica
Le patologie più frequenti dal punto di vista del chirurgo plastico possono essere divise in due capitoli. La patologia di tipo traumatico può manifestarsi da 0 a 16 anni. «Può essere l’ustione che magari interessa sedi più delicate quali il viso, le mani o la regione mammaria – racconta Gangemi –. Ci sono poi tutti i traumi come i morsi di un cane, di un insetto, di un ragno. Tutte le patologie più frequenti che possono essere piccole infezioni locali o traumatismi a livello delle dita della mano e del polso. Per fortuna non sono mai così complessi anche perché il bambino riesce a guarire sempre bene».
L’altro capitolo riguarda, invece, la patologia malformativa. Anch’essa come chirurgia plastica ha diversi ambiti. «Il chirurgo plastico non ha un distretto, come nel caso del maxillo-facciale che si occupa solo del distretto testa-collo o del toracico solo del torace. Il focus del chirurgo plastico riguarda la cute e i tessuti molli intesi sia come il grasso sottocutaneo, ma anche muscoli, ossa.», continua il dottore.
Un ulteriore campo d’azione è quello delle patologie dermo chirurgiche. Ad esempio il trattamento degli emangiomi infantili o dei nevi congeniti. Condizioni che hanno un impatto notevole proprio perché possono interessare il viso, gli arti, il torace, l’addome e gli arti inferiori.
Per quanto riguarda il distretto testa-collo, rientrano le patologie oculari come le ptosi, ossia la mancata elevazione della palpebra che può causare un’asimmetria o problemi visivi.
Creare percorsi dedicati ai bambini
L’ospedale è un luogo tendenzialmente percepito in modo negativo dai bambini. Questi ultimi, infatti, lo associano a esperienze spiacevoli. Per questo è importante approcciarsi con loro in un ambiente più accogliente e familiare.
Nasce così la “Casa della salute del bambino”. Questo luogo, simile a un parco giochi, aiuta i più piccoli a sentirsi a proprio agio fin dall’inizi. Le visite vengono fatte nella cosiddetta “stanza del gatto”. Un ambiente medico che però non trasmette la fredda atmosfera ospedaliera. «Dopodiché si parla con la famiglia, si fa la diagnosi e si imposta il trattamento. A quel punto, per forza di cose, il bambino viene portato in ospedale dove anche lì ha canali preferenziali. Si cerca di rendergli meno difficile la vita della sala operatoria o del post intervento. La cosa importante è poi farlo ritornare di nuovo sul territorio, alla vita normale, al gioco», afferma Gangemi.
Questa continuità di cura sul territorio è stata sviluppata negli anni. L’obiettivo è di creare un percorso dedicato che soddisfi le esigenze dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.
«Dal punto di vista personale è una soddisfazione molto grande. Il bambino sa che con quella persona si è affidato, ha risolto un problema e quindi vieni visto come un punto di riferimento un po’ per tutta la vita», spiega il dottore.
Approccio multidisciplinare della chirurgia plastica pediatrica
Ad aprile si è tenuta la prima giornata di approfondimento in chirurgia plastica pediatrica a Torino. Un evento particolare perché nel territorio piemontese è la prima volta che si approfondisce questa disciplina in ambito pediatrico.
«Il concetto era quello di creare reti e connessioni sia all’interno della nostra ASL sia all’interno del territorio di Torino e del Piemonte. Abbiamo coinvolto neonatologi, pediatri ospedalieri, pediatri del territorio e pediatri di base. Sono questi i primi che hanno in carico il bambino e la famiglia stessa. Si cerca così di informarli che la chirurgia plastica pediatrica esiste», sottolinea Gangemi.
L’approccio dev’essere sempre multidisciplinare con il pediatra come figura centrale che coordina il percorso terapeutico del bambino. Tuttavia, la complessità di patologie pediatriche spesso richiede l’intervento di specialisti. Il ruolo del network è proprio quello di identificare e coinvolgere i professionisti più adatti in base alle necessità specifiche del paziente.
Questo approccio collaborativo garantisce che ogni bambino riceva una cura completa e personalizzata. Integra competenze diverse per affrontare le varie sfaccettature della sua condizione.