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Mani che pensano e comunicano: Paola Salmè, infermiera e testimone sul trapianto 

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Da infermiera a paziente e ritorno. È la storia di Paola Salmè, un percorso che incarna la resilienza e il valore della donazione di organi. Dopo oltre vent’anni passati tra Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza e Sala Operatoria, si è trovata dall’altra parte del letto d’ospedale: una patologia congenita invalidante ha messo alla prova il suo corpo e la sua vocazione. Nel gennaio 2023 ha ricevuto un trapianto di fegato. Un gesto che le ha restituito la vita e che oggi racconta con la determinazione di chi sa quanto possa fare la differenza.

Attualmente lavora nell’area critica dell’Ospedale Mauriziano di Torino ed è specializzata come Nurse di Area Critica, Nurse di Anestesia, Istruttore Non Invasive Ventilation – Faculty NIV infermieri SIMEU e Istruttore BLSD AHA. Il suo percorso, segnato dalla consapevolezza professionale e dalla sfida personale, offre uno sguardo unico sulla doppia prospettiva di operatore sanitario e paziente.

Mani che pensano al futuro

infermiera salmé

Salmè è membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Trapiantati di Fegato (AITF), contribuendo alla realizzazione di una campagna informativa con il Centro Nazionale Trapianti. Dopo la convalescenza, rientrata all’Ospedale Mauriziano, è nominata membro della Rete di Procurement aziendale, partecipando attivamente alle attività legate alla donazione e ai trapianti di organi.

La sua dedizione alla divulgazione e alla promozione della donazione di organi le ha valso il premio “Mani che Pensano” 2025. Il riconoscimento è assegnato agli infermieri che si distinguono a livello nazionale per il loro contributo professionale e sociale. 

Organizzato dalla Consulta Giovani di OPI Torino in collaborazione con il consiglio direttivo di OPI  l’iniziativa nasce per celebrare la professionalità, la dedizione e l’umanità degli infermieri. I professionisti scelti su scala nazionale sono, oltre che infermieri, divulgatori scientifici, content creator, docenti universitari. Ognuno con una propria peculiarità, nominati dai colleghi, per la propria capacità di mettere in luce aspetti diversi della professione.

Salmè: infermiera e paziente

La scoperta della malattia avvenne in famiglia, quando suo padre, anch’egli affetto dalla stessa patologia, iniziò a manifestare gravi sintomi. Dopo la diagnosi, anche Salmè e sua sorella vennero sottoposte a controlli, confermando la presenza della malattia. Nonostante la crescente evidenza fisica della patologia, Salmè ha continuato la sua carriera infermieristica, cercando di convivere con la malattia finché non divenne impossibile ignorarla.

«Quando la mia pancia ha iniziato a crescere, ho provato a mascherarla con gli abiti, ma con il tempo divenne evidente che dovevo affrontare la situazione», racconta l’infermiera. Dopo anni di lavoro in pronto soccorso, il ritmo intenso della professione cominciò a pesare sempre di più, portandola a prendere in considerazione un trapianto.

Dopo una fase di monitoraggio e attesa, una complicazione improvvisa accelerò il processo. «Quando una cisti si è rotta, la mia condizione ha subito un cambiamento drastico, e i medici hanno deciso di inserirmi in lista per il trapianto» spiega Salmè. Il passaggio dalla posizione di infermiera a paziente non fu semplice: «Accettare di essere una paziente è stato difficile, soprattutto sapendo cosa significa affrontare un intervento così complesso. Lavorando per anni in emergenza, ho visto molte situazioni complicate, e la paura di un esito negativo era costante.»

Il trapianto è avvenuto con successo e ha segnato l’inizio di una nuova fase della sua vita. Salmè ha deciso di trasformare la sua esperienza in un’opportunità di sensibilizzazione sulla donazione di organi, partecipando attivamente a convegni, eventi e progetti educativi. «In ospedale e nelle scuole cerco di trasmettere quanto sia importante donare. Spesso la gente non ne parla, per paura o disinformazione, ma è un tema che merita maggiore attenzione».

Dalle corsie di ospedale ai talk

Un momento di grande risonanza mediatica è stato l’intervento della sua amica Luciana Littizzetto durante la trasmissione “Che tempo che fa”, dove ha raccontato la sua storia, generando un’ampia risposta pubblica.

intervento

«La disinformazione e i tabù sulla donazione di organi sono ancora tanti – sottolinea Salmè – Molti hanno paura che gli organi vengano espiantati prima della morte certa, o temono che ci siano traffici illeciti. La verità è che il processo è altamente regolamentato e controllato».

La sua esperienza rappresenta un esempio concreto di come la chirurgia e la medicina possano ridefinire il futuro di un paziente, ponendo l’accento sulla necessità di un dialogo aperto tra sanitari e cittadini. Il suo percorso evidenzia la forza della consapevolezza, dell’informazione e della divulgazione nella costruzione di una cultura sanitaria più evoluta e responsabile.

Oggi Salmè continua a promuovere la donazione attraverso incontri e testimonianze, rendendosi disponibile per sensibilizzare il pubblico. «Essere trapiantati significa avere una seconda opportunità. Dietro ogni trapianto c’è, però, un gesto di immensa generosità. Il mio obiettivo è far comprendere alle persone quanto sia fondamentale prendere una decisione consapevole in vita e non lasciare ai propri cari il peso di questa scelta in un momento di dolore».

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